Niente trucchi: lavorando 4 giorni a settimana si ottengono gli stessi risultati che lavorando di più. Non è la settimana da 4 ore che Tim Ferris venne a profetizzare in ufficio quando lavoravo a Twitter. Diversamente dalle profezie del guru di furberie e trucchetti per far lavorare altri al posto suo, stiamo parlando di una rivoluzione basata su modifiche sostenibili al sistema lavoro.
Riducendo la settimana a 4 giorni lavorativi, la produttività in molte aziende non si è ridotta. Ad agosto 2019, la filiale Microsoft in Giappone ha introdotto in via sperimentale la settimana corta. Una mossa audace, specie nella cultura giapponese che premia chi lavora più a lungo. Dopo un anno di prove invece pare che la quantità di vendite per impiegato non è affatto calata, anzi è aumentata del 40%. E non c’è solo Microsoft.
La settimana da 4 giorni lavorativi è una realtà
Secondo i dati raccolti dal sito ZipRecruiter, il numero di annunci che offrono lavori con la settimana breve sono aumentati notevolmente nel 2020. Il colosso Unilever in Nuova Zelanda ha iniziato a novembre 2020 un esperimento della durata di un anno.
Il governo spagnolo si è dichiarato pronto a condurre un esperimento sulla settimana da 4 giorni lavorativi. Dopotutto, una ricerca del gruppo BBVA ha dimostrato che nonostante gli spagnoli lavorino in media più di altri europei, ma la produttività resta bassa. Stesso problema di bassa produttività in Italia, peraltro.
A marzo 2020, la startup americana Elephant Ventures si è prima convertita al lavoro remoto per adattarsi alla pandemia. Poi ha provato per due mesi a lavorare 4 giorni alla settimana. Dopo qualche le prime settimane di adattamento, l’esperimento si è concluso con la conferma del nuovo orario.
La ricetta del successo
Tutte le esperienze di settimane corte hanno in comune altri cambiamenti. Prima cosa: riduzione delle riunioni. A seguire, altri cambiamenti organizzativi per aumentare la concentrazione. A Elephant Ventures si possono convocare riunioni solo tra le 9 e le 13 e dopo le 15. I manager di Microsoft Giappone hanno suggerito di:
- Limitare le riunioni a 30 minuti
- Razionare il tempo passato sull’email
- Usare il programma di chat (Teams) per risolvere problemi in fretta con i colleghi
Il 90% degli impiegati ha apprezzato e gli effetti si sono diffusi anche al quartier generale di Seattle. Un responsabile marketing del team Azure a Seattle ci ha confermato che in tutta l’azienda Microsoft ora si tengono le riunioni sotto i 30 minuti. 25 minuti è il default per nuovi incontri, con 5 minuti per dare tempo di passare da una riunione all’altra. Inoltre ogni riunione ha nel titolo il suo obiettivo. Per esempio, le riunioni intitolate “Brainstorming” non hanno un’agenda definita.
Non tutti possono permettersi un weekend di 3 giorni
In alcuni settori come l’edilizia, accorciare la settimana di lavoro porterebbe un calo della produttività. Difficile immaginare un muratore che lavorando 6 ore al giorno costruisca la stessa quantità di muri di uno che lavora 2 ore in più. A meno che non usi un robot. Immaginare un parrucchiere, gelataio o un ristoratore lavorare 4 giorni a settimana vuol dire perdere una percentuale del fatturato.
La preoccupazione di alcuni imprenditori è giustificabile. Nel 2015-2017 la città di Goteborg in Svezia ha istituito in via sperimentale la giornata di lavoro da 6 ore. Tra le note positive ci sono la felicità dei lavoratori. Il costo dell’iniziativa però è stato giudicato proibitivo e l’esperimento non è stato ripetuto.
Una questione di equità
Salvo eccezioni, però i dati ci dicono che la produttività è aumentata. Negli Stati Uniti, il Bureau of Labor Statistics ha calcolato al 5% annuo l’aumento di produttività dal 1987 al 2015 ma i salari sono cresciuti solo del 2% in quel periodo. Le ore lavorate fin dagli anni 70 sono rimaste circa 43 per settimana. Dati alla mano, si nota che stiamo producendo di più, senza essere ricompensati adeguatamente.
Chi ha provato la settimana di lavoro ridotta parla di vantaggi molto visibili. Le aziende risparmiano sull’elettricità in ufficio, riportano una riduzione dell’assenteismo, impiegati più contenti e obiettivi di produzione centrati. I sostenitori addirittura si sbilanciano parlando di vantaggi sul riscaldamento globale… Non ci allarghiamo, ci basta sapere di avere più tempo per noi.
La cosa ha senso anche in modo intuitivo: meglio lavorare 6 ore con concentrazione verso un obiettivo che passare 12 ore costantemente distratti da notifiche assurde, commissioni, la spesa su Amazon Prime.